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Luigi Vigliotti – viaggio nei paesi Berberi

Luigi Vigliotti – viaggio nei paesi Berberi

A trip to Tunisia to tell about “The Forgotten Maghreb” a project to spread and make known the Berber populations of North Africa. The project is an opportunity for reflection on Mediterranean civilization, on the characteristics of kinship and not of antagonism between populations that represent the millenary culture of the Maghreb, and which have contributed to the creation of our common history since the dawn of time.
The mountainous areas of the Dahar, in the desert south of Tunisia, are characterized by landscapes of arid and rocky mountains silhouetted by erosion over millions of years. Here there are villages inhabited since time immemorial by populations that we generically call “Berbers” or Imazighen (free men), as they prefer to define themselves. Uses and customs of ancient memory have been maintained and handed down and constitute that “Berber essence” that had fascinated the Tunisian historian Ibn Khaldoun who in the fourteenth century told his story and deeds.
The journey is an opportunity to get in touch with the lifestyle of the communities of these villages where time passes slowly between evocative and exciting landscapes. Secular traditions punctuate daily life, managed mainly by women. Still dressed in clothing far from the 21st century, they carry out all the heaviest jobs, at home as in the fields. The ancient fibulae used for clothing and tattoos mark an identity that can hardly be passed on. To photograph you must not be intrusive. It is necessary to establish contact in order to be able to share important moments of everyday life and thus observe activities related to local traditions. I am also lucky enough to attend a “Fantasia”; extraordinary equestrian exhibition of ancient tradition, wild horse race in which an armed attack is simulated.

Mass tourism never arrived here and the Arab springs only contributed to accentuate the isolation of these places. Villages hidden in the landscape such as Chenini, Douiret, Guermessa, Matmata, Tamerza punctuate a territory of desert grandeur with architectures characterized by the presence of citadels perched on rocks or surprising troglodyte dwellings dug into the earth. The mixture of nomadism, agriculture and sedentering is the real foundation on which the creation of the Ksours was based: castles with the function of granaries. Inside, each family owned, and the practice was in force until a few years ago, its ghorfa, a storage cell for basic necessities (olive oil, cereals). Some of these fortified granaries, such as Ksar Ouled Sultane, can be considered real architectural masterpieces. Ksar Metameur, Ksar Hallouf, Ksar Haddada, Ksar Mrabtine, Ksar El Ferch, Ksar Gattoufa, Ksar Kedim, Ksar Ouled Debab, Ksar Ouled Sultane … of what it once was. There are more than 150 of them, many surrounded only by the silence of abandonment, but all worthy of a look that however time cannot ensure.

Un viaggio in Tunisia per raccontare “Il Maghreb Dimenticato” un progetto per diffondere e far conoscere le popolazioni Berbere del Nord-Africa. Il progetto costituisce un’occasione di riflessione sulla civiltà mediterranea, sui caratteri di parentela e non di antagonismo tra popolazioni che rappresentano la cultura millenaria del Maghreb, e che concorrono alla creazione della nostra storia comune fin dall’alba dei tempi.
Le aree montuose del Dahar, nel sud desertico della Tunisia, sono caratterizzate da paesaggi di monti aridi e rocciosi stagliati da erosioni di milioni di anni. Qui sorgono villaggi abitati da tempi immemori da popolazioni che noi genericamente chiamiamo “Berberi” o Imazighen (uomini liberi), come essi preferiscono definirsi. Usi e costumi di antica memoria sono stati mantenuti e tramandati e costituiscono quell’ “essenza Berbera” che aveva affascinato lo storiografo tunisino Ibn Khaldoun che nel XIV secolo ne raccontò storia e gesta.
Il viaggio è l’occasione per entrare in contatto con lo stile di vita delle comunità di questi villaggi dove Il tempo scorre lento tra paesaggi evocativi ed emozionanti. Tradizioni secolari scandiscono la vita quotidiana, gestita soprattutto dalle donne. Ancora vestite con abbigliamenti lontani dal XXI secolo svolgono tutti i lavori più pesanti, in casa come nei campi. Le antiche fibule utilizzate per l’abbigliamento e i tatuaggi marcano un’identità che difficilmente si potrà tramandare. Per fotografare non bisogna essere invadenti. E’ necessario stabilire un contatto in modo da poter condividere momenti importanti della quotidianità e così osservare attività legate alle tradizioni locali. Ho anche la fortuna di assistere ad una “Fantasia”; straordinaria esibizione equestre di antica tradizione, sfrenata corsa di cavalli in cui viene simulato un attacco armato.

Qui il turismo di massa non è mai arrivato e le primavere arabe hanno solo contribuito ad accentuare l’isolamento di questi luoghi. Villaggi celati nel paesaggio come Chenini, Douiret, Guermessa, Matmata, Tamerza punteggiano un territorio di desertica grandiosità con architetture caratterizzate dalla presenza di cittadelle abbarbicate sulle rocce o sorprendenti abitazioni trogloditiche scavate nella terra. La miscela tra nomadismo, agricoltura e sedenterizzazione è il vero fondamento su cui si basava la creazione degli Ksour: castelli con la funzione di granai. All’interno, ogni famiglia possedeva, e la pratica era in vigore fino a pochi anni fa, il suo ghorfa, una celletta di stoccaggio dei generi di prima necessitò (olio d’oliva, cereali). Alcuni di questi granai fortificati, come Ksar Ouled Sultane, possono essere considerati veri e propri capolavori architettonici. Ksar Metameur, Ksar Hallouf, Ksar Haddada, Ksar Mrabtine, Ksar El Ferch, Ksar Gattoufa, Ksar Kedim, Ksar Ouled Debab, Ksar Ouled Sultane…, come una litania di santi ogni spuntone roccioso o avamposto di pianura conserva uno ksar o i ruderi di quello che un tempo lo era. Ne esistono più di 150, molti avvolti solo dal silenzio dell’abbandono, ma tutti degni di uno sguardo che però il tempo non può assicurare.

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