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Luciana Trappolino – The last guardians of the forest

Luciana Trappolino – The last guardians of the forest

In a clearing, in the heart of Cameroon’s African equatorial forest, lives one of the last groups of the Baka Pygmies: one of the oldest peoples in Africa.

Their organization is centered on the family or on communities of a few families in which important decisions are made by the whole community, eliminating the need for a real leader, even if the older figure is always the point of reference.

In perfect balance with the environment that surrounds them and its resources, the Baka have survived for millennia by hunting with arrows and traps and collecting fruits and medicinal plants that the forest offered them, in full respect of it and safeguarding its biodiversity.

Constantly on the move, in search of fresh food, they have always moved inside the forest building temporary shelters made of an intertwining of branches and leaves and practicing a simple life: reduced clothing, scarce pottery for cooking and primordial tools for hunting.

The organization of work is also well articulated: the women take care of going fishing or getting water in a stream or wood in the forest, as well as taking care of the kitchen and the care of the children; the men set traps in the forest, collect honey, while to hunt large animals they move away from their village moving inside the forest for days on end.

Even the evenings with them are magical: music lovers spend their evenings between sounds, dances and songs: it is a real thrill to listen to them and observe them.

Singing, music and dance belong to their history and accompany every day the simple passage of life and events: from initiation rites to prayers made to the spirits of the forest, from weddings to funerals.

Their relationship with the forest is one of immense gratitude: it is considered sacred by the Baka and for this reason it is also the burial place of their dead.

For some decades, due to the industrial exploitation of forests, the expansion of oil palm plantations, and the allocation of land destined for nature reserves, the survival of the Baka and their traditions has been in great danger.

The forest has always been an integral part of the Baka identity and has always met all their needs. Forcibly removed from their natural environment, of which they are profound connoisseurs, and deprived of the resources indispensable to their lives, such as hunting and gathering the products of the land, most of them are reduced to begging or becoming laborers of the ruling class.

They do not have identity cards, which is why they are almost totally excluded from health care and education, nor does the government care about protecting their rights. Isolated and discriminated against, they are still victims of intimidation and violence and forced to adapt to a modern lifestyle that is totally foreign to them.

They are one of Africa’s most marginalized ethnic groups at risk of extinction. What has been taking place against them for decades is a real silent genocide.

I PIGMEI BAKA Gli ultimi custodi della foresta (Camerun 2022)

In una radura, nel cuore della foresta equatoriale africana del Camerun, vive uno degli ultimi gruppi dei Pigmei Baka: uno dei popoli più antichi dell’Africa.

La loro organizzazione è incentrata sulla famiglia o su comunità di poche famiglie in cui le decisioni importanti vengono prese da tutta la collettività, eliminando la necessità di un vero e proprio leader, anche se la figura più anziana costituisce sempre il punto di riferimento.

In perfetto equilibrio con l’ambiente che li circonda e le sue risorse, i Baka sono sopravvissuti per millenni cacciando con frecce e trappole e raccogliendo frutti e piante medicinali che la foresta offriva loro, nel pieno rispetto di essa e salvaguardandone la biodiversità.

In costante movimento, alla ricerca di cibo fresco, si sono sempre spostati all’interno della foresta costruendo ripari provvisori fatti di un intreccio di rami e foglie e praticando una vita semplice: un vestiario ridotto, scarso vasellame per cucinare e strumenti primordiali per la caccia.

Anche l’organizzazione del lavoro è ben scandita: le donne si occupano di andare a pescare o a prendere l’acqua in un torrente o le legna nella foresta, oltre ad occuparsi dell’accudimento della cucina e dell’accudimento dei figli; gli uomini provvedono a mettere le trappole nella foresta, a raccogliere il miele, mentre per cacciare gli animali di grossa taglia si allontanano dal proprio villaggio spostandosi all’interno della foresta per giorni interi.

Anche le serate con loro sono magiche: amanti della musica trascorrono le loro serate tra suoni, danze e canti: è una vera emozione ascoltarli ed osservarli.

Il canto, la musica e la danza, appartengono alla loro storia ed accompagnano ogni giorno il semplice trascorrere della vita e degli eventi: dai riti di iniziazione alle preghiere fatti agli spiriti della foresta, dai matrimoni ai funerali.

Il loro rapporto con la foresta è di immensa gratitudine: è considerata sacra dai Baka e per questo costituisce anche il luogo di sepoltura dei propri defunti.

Da alcuni decenni, a causa dello sfruttamento industriale delle foreste, dell’espansione delle piantagioni di palme da olio, e dell’assegnazione delle terre destinate a riserve naturali, la sopravvivenza dei Baka e delle loro tradizioni è in grande pericolo.

La foresta è sempre stata parte integrante dell’identità Baka e ha sempre soddisfatto tutti i loro bisogni. Allontanati forzosamente dal loro ambiente naturale, di cui sono profondi conoscitori, e privati delle risorse indispensabili alla loro vita, quali la caccia e la raccolta dei prodotti della terra, la maggior parte di loro sono ridotti a mendicare o diventare manovalanza della classe dominante.

Non hanno carte d’identità, per questo sono esclusi quasi totalmente dalle cure sanitarie e dall’educazione, né il governo si preoccupa di tutelare i loro diritti. Isolati e discriminati, sono tuttora vittime di intimidazioni e violenze e costretti ad adattarsi ad un moderno stile di vita a loro totalmente estraneo. 

Sono uno dei gruppi etnici più emarginati dell’Africa a rischio di estinzione. Quello che si sta consumando da decenni nei loro confronti è un vero e proprio genocidio silenzioso.


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